Nuovi percorsi per affidare commesse pubbliche alle cooperative sociali di tipo B
Trovare una ricetta comune per venire incontro alla forte richiesta di inclusione sociale in tempi di crisi occupazionale e scarsità di risorse per i servizi sociali.
La Regione Liguria ricomincia dal Testo Unico delle norme per il terzo settore e dalle normative sulle centrali acquisti e gli appalti pubblici che lo prevedono, per destinare una quota del 5 % per cento degli appalti di servizio, in particolare quelli sotto la soglia europea dei 200 mila euro, all’inserimento lavorativo delle fasce deboli, quelle che comprendono persone disabili, emarginati in grado di lavorare. Ma anche per i grandi appalti è possibile inserire una clausola che consente di favorirne comunque l’inserimento.
“Una cosa importante per la dignità di queste persone, un segno di civiltà per tutti e un modo per sostenere la rete socio-assistenziale dei servizi per le persone in difficoltà”, afferma l’assessore all’Amministrazione Generale e Bilancio Pippo Rossetti.
E’ l’obiettivo del workshop che si è svolto al Teatro della Gioventù di Genova promosso dalla Regione Liguria per indicare agli enti del settore regionale, alle società in house della Regione Liguria il percorso per affidare commesse pubbliche alle cooperative sociali di tipo B, quelle con almeno il 30% di soci lavoratori appartenenti alle categorie svantaggiate.
Le cooperative sociali, possono occuparsi di diversi lavori, dalla manutenzione del verde, alla piccola manutenzione edilizia, alle pulizie, ai traslochi e di molte altre attività che interessano gli enti pubblici .
“ Il ruolo della cooperazione sociale di inserimento lavorativo ( le cosiddette di tipo B) è fondamentale per la nostra comunità – spiega Sandro Frega, vice presidente Legacoop Liguria e portavoce del forum III Settore Liguria – . Centodieci cooperative con oltre tremila occupati di cui 1200 appartenenti alle fasce svantaggiate sono un patrimonio economico e sociale della nostra regione che va valorizzato.
Il tema dell’incontro è stato importante perché approfondisce gli strumenti che la Regione, il sistema allargato della Regione e gli enti locali possono utilizzare per creare occasioni di sviluppo e consolidamento della cooperazione sociale.
Parliamo di imprese sociali sane, predisposte all’innovazione che – oltre a fornire un contributo importante, a volte determinante, all’inserimento lavorativo di fasce svantaggiate – creano buona occupazione per i giovani e per quei lavoratori ( come gli ultra cinquantenni) che hanno scarse possibilità, una volta espulsi dal mercato del lavoro, di rientrarvi”.
Frattanto, la Regione Liguria, che con l’assessore Lorena Rambaudi ha il coordinamento dei problemi del Welfare nelle Conferenza delle Regioni, punta anche a una modifica della legge nazionale 381 del 1991 per aggiornarla rispetto ai soggetti svantaggiati da inserire nel mondo del lavoro.
“Purtroppo oggi la platea delle persone svantaggiate è molto più ampia – spiega l’assessore – c’è bisogno di una modifica normativa a livello nazionale, una richiesta che farò al ministro del Lavoro e Politiche Sociali Enrico Giovannini con il quale abbiamo già parlato delle modifiche normative che, al di là delle risorse finanziarie, possono aiutare l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate”.