Il magazine dell’Inail celebra il progetto Accanto di Isforcoop
Il progetto “Accanto” realizzato da Isforcoop approda anche sul magazine nazionale dell’Inail. Un progetto pensato per ragazzi con diverse abilità iscritti agli Istituti Superiori cittadini o ai percorsi triennali.
Nel corso degli anni “Accanto” è stato progressivamente migliorato, fatto aderire alle singole realtà scolastiche diventando uno strumento insostituibile delle rispettive programmazioni didattiche.
Ecco il testo dell’articolo
E’ lo stesso incipit, «L’ostacolo poteva essere rimosso facilmente», ad accomunare i 22 racconti pubblicati in Diversamente storie.
Un libro frutto del progetto “Accanto”, nato dall’incontro tra il mondo della scuola e quello della cooperazione.
Da una parte, gli studenti disabili di tutti gli istituti superiori e professionali di La Spezia (circa 130 ragazzi in tutto), dall’altra l’ente formativo di Legacoop, Isforcoop.
La sfida? Avvicinare i giovani con disabilità al mondo del lavoro, prima ancora che escano dal percorso scolastico e non, come accade normalmente, una volta che questo sia concluso.
«È il nostro punto di forza, la nostra scommessa – racconta Maurizio Mezzani, responsabile del progetto –. Si tratta di un percorso “accanto” alla scuola, un’esperienza diversa da quella comunemente proposta dagli enti formativi.
Il progetto ha ormai sette anni di vita e per noi continua a funzionare, nonostante le difficoltà. È finanziato dal Fondo sociale europeo e dalla Regione Liguria. La crisi si sente: le risorse si stanno assottigliando, ma facciamo di tutto per restare in piedi».
“Accanto” è multiforme, eterogeneo, pieno di «dispositivi» diversi: così li chiamano gli ideatori, che nel dargli forma hanno pensato ai mattoncini Lego.
Tanti progetti in uno solo, come le costruzioni variopinte dei bambini. Si va dai dispositivi «molto semplici e comuni – spiega Mezzani –, come il tipico inserimento in azienda», fino a soluzioni più fantasiose e complesse come “Le mie prime chiavi di casa” o “Le dune”.
L’obiettivo, però, è sempre lo stesso: favorire lo sviluppo delle autonomie. Di solito «la scuola lavora tanto sui programmi ministeriali e poco sulle acquisizioni di abilità, per limiti istituzionali. La nostra sfida era superare questi limiti, creando un ponte verso l’inserimento sociale e lavorativo».
Questi ponti assumono perciò varie forme, a seconda innanzitutto dei bisogni e delle capacità dei ragazzi o dei gruppi, ma anche delle opportunità offerte dal territorio.
Tra le esperienze di avvicinamento al lavoro, c’è quella presso l’Istituto alberghiero, che durante il periodo estivo metteva a disposizione gli ambienti della cucina.
«Abbiamo formato gruppi trasversali di sette-dieci ragazzi provenienti dalle diverse scuole: due volte a settimana andavano a fare la spesa al supermercato e poi si mettevano ai fornelli: imparavano non solo a cucinare, ma anche a rimettere in ordine e lavare i piatti. È stato un bel percorso di autonomia individuale».
Per i gruppi più «avanzati nel loro percorso di vita indipendente, abbiamo affittato un appartamento in città, che la proprietaria gentilmente ha fatto adeguare secondo le necessità dei ragazzi e le norme di sicurezza. Poi, a rotazione per una settimana, trasferiamo lì gruppi di tre-quattro di loro insieme a un operatore. È un’esperienza straordinaria, soprattutto perché viene vissuta durante l’anno scolastico».
Una delle iniziative che più emoziona Mezzani è il teatro.
«Con l’aiuto di un bravo regista di La Spezia, abbiamo messo in piedi un laboratorio teatrale in cui ragazzi con disabilità calcano il palco accanto a ragazzi cosiddetti “normodotati”. È un’esperienza bellissima, che confluisce ogni anno in una rappresentazione finale».
Una parte del progetto si rivolge alle famiglie dei ragazzi: «Portiamo gruppi di genitori in giro per l’Italia, a scoprire modelli di inclusione sociale e lavorativa nuovi, positivi, che possano incoraggiarli a tentare anche strade diverse dai soliti e comuni inserimenti. A Roma la Trattoria degli amici è stata di grande esempio per tutti».
Un altro progetto estivo molto divertente è “Le dune”, prosegue Mezzani: «Due o tre educatori accompagnano un gruppo di ragazzi al mare. Sembrerebbe una cosa banale, da vecchia colonia, ma non è così: andiamo sempre in spiagge ogni volta diverse e ciascuna viene mappata dai ragazzi dal punto di vista dell’accessibilità. In fondo alla scheda, c’è una relazione scherzosa in cui loro bocciano o promuovono la spiaggia».
Il vero e proprio «gioiello» del progetto “Accanto” è proprio il rapporto finale. Chiamarlo così è più che fuorviante, visto che non somiglia affatto a una disquisizione tecnica.
O meglio, non è soltanto questo. Si tratta di un volume “double face”: letto in un verso, contiene tutte le informazioni sul progetto e sul suo svolgimento, ma nell’altro diventa un libro di racconti.
«Abbiamo chiesto di narrare i vari “dispositivi” a coloro che, in qualche modo, avevano incrociato le diverse esperienze – spiega Mezzani –. Quindi i 22 racconti sono stati scritti non solo dagli operatori e dai genitori, ma anche dai responsabili delle aziende o da persone che hanno incontrato il progetto in varie forme».
Un coro di tante voci diverse, ciascuna delle quali racconta «diversamente», le esperienze e le emozioni confluite in “Accanto”.
«A volte la paura della diversità viene fuori perché non si ha un modello da mettere in campo – conclude il responsabile del progetto –. L’idea del volume Diversamente storie è di offrire modelli sperimentati da altri che possano essere utili a chi non ne ha uno proprio. In questo modo, forse, la diversità farà meno paura».