Cooperativa CO.TA.GE. ” Con Uber nessuna crociata ma rispetto della legalità”
Nessuna crociata contro gli autisti Uber. Ma una pressante richiesta del rispetto della legalità.
A fronte di alcune sgradevoli situazioni che stanno colpendo manager e driver Uber su tutto il territorio nazionale, la Cooperativa genovese CO.TA.GE. torna a centrare l’attenzione sugli aspetti strettamente normativi che regolano l’attività dei taxisti.
“Prendiamo sicuramente le distanze da alcuni attacchi anche personali che sono stati compiuti verso persone che lavorano per Uber – sottolinea il presidente di CO.TA.GE, Domenico Canepa -. La situazione sta trasformandosi in una guerra tra poveri dove però l’elemento preminente è che siamo di fronte ad un caso di somministrazione fraudolenta di manodopera con un’intermediazione di domanda e offerta di lavoro senza autorizzazione.
O Uber dimostra di avere le autorizzazioni per questa somministrazione di lavoro oppure riteniamo che il nostro esposto alla Procura della Repubblica, nonché all’Ispettorato del Lavoro, abbia ampie possibilità di essere riconosciuto positivamente.
D’altra parte basta vedere il certificato della Camera di Commercio di Uber dove si parla, come attività prevalente, di marketing e consulenza nel settore dei trasporti privati. Se qualcuno nel nostro settore scrivesse cose di questo tipo, sarebbe perseguito da una decina di uffici”.
Per CO.TA.GE, cooperativa aderente a Legacoop Liguria dove tutti i soci sono anche dipendenti e quindi con la massima trasparenza di pagamento di tasse e contributi, non può valere neppure la buona fede degli autisti Uber.
“Se coloro che accettano di lavorare con Uber avessero letto attentamente il loro contratto – prosegue Canepa – avrebbero immediatamente capito di risultare a tutti gli effetti tassisti professionisti. Loro non ne hanno i titoli. Ma nel contratto questi titoli sono considerati necessari per svolgere l’attività di driver”.
E a proposito di tasse. Il problema si complica.
“ I pagamenti con carta di credito da parte dell’utente di Uber – sottolineano i taxisti di CO.TA.GE – vengono accreditati a UBERPOP che a sua volta destinerà l’80% della cifra sul c/c bancario del driver. Le tasse chi le paga? L’autista o Uber con la sua complessa organizzazione internazionale?”.
Le conseguenze sono anche sotto il profilo della sicurezza e del servizio complessivo.
“Un Guidatore Uber può lavorare, quando ne ha voglia, anche per ventiquattro ore nel corso di una giornata – sottolinea Roberto La Marca, Area Lavoro di Legacoop Liguria -. Quali conseguenze ci sono sul fronte della sicurezza? E inoltre. Il lavoro dei taxisti è regolamentato anche per garantire ai cittadini i servizi di notte: come è possibile che da una parte ci siano operatori che devono rispettare regolamenti precisi ed altri, come gli autisti di Uber, che si possono permettere di fare lo stesso lavoro senza titolo e licenza ?”.
In Germania a Berlino e Amburgo il servizio è stato bloccato.
“Con questo esposto che abbiamo presentato per conto di CO.TA.GE – spiega Enrico Ivaldi, legale dell’omonimo studio – abbiamo messo in discussione il rapporto trilaterale che si viene a creare tra utente, driver e Uber. A noi appare evidente come Uber si palesi come intermediaria di servizio di trasporto di persone in maniera fraudolenta, svolgendo nei fatti e con finalità di lucro attività illecita e irregolare di somministrazione di lavoro e manodopera.
Non siamo contro il principio della concorrenza ma contestiamo una distorsione delle regole della concorrenza e quindi del mercato in base alle leggi vigenti. La Procura ha considerato meritevole di approfondimento il nostro esposto e quindi siamo in attesa delle decisioni.
Nel frattempo sarebbe auspicabile che si avviasse una riflessione complessiva anche con le altre regioni per mettere in atto azioni legali coordinate su tutto il territorio nazionale”.
Intanto sabato 14 febbraio il Giudice di Pace dovrebbe erogare la sentenza nei riguardi dei tre primi autisti UBERPOP sanzionati dalla Polizia Municipale sulla base dell’art.86 del Codice della Strada che, oltre alle sanzioni, prevede il fermo giudiziario della vettura.