Autonomia differenziata. Legacoop non condivide gli obiettivi. Si lavora sui territori per il referendum per l’abrogazione della legge
Legacoop non condivide gli obiettivi perseguiti dalla legge sull’autonomia differenziata e, pertanto, invita le proprie strutture territoriali a sostenere, nelle modalità che verranno ritenute opportune, le attività dei comitati promotori del referendum per l’abrogazione della legge ed a coinvolgere le cooperative per informare i soci, le socie, i lavoratori, le lavoratrici sui contenuti dell’iniziativa e sostenere la raccolta delle firme per la convocazione del referendum.
Lo ha deciso la Presidenza nazionale dell’associazione cooperativa nel corso della riunione che ha
discusso sul tema.
“La nostra decisione di oggi -sottolinea Simone Gamberini, presidente Legacoop- si pone in piena coerenza con la preoccupazione che avevamo già espresso su un provvedimento che, a nostro giudizio, avrà effetti negativi rilevanti e duraturi sul piano economico e sociale, considerando il rischio elevato che i divari, infrastrutturali o immateriali legati, per esempio, alla sanità o all’istruzione, possano crescere ulteriormente”.
Legacoop stigmatizza l’eccessiva numerosità delle competenze che potrebbero passare dallo Stato alle Regioni, la scelta delle quali è stata tra l’altro attribuita alla mediazione politica privando il Parlamento del suo ruolo di indirizzo, e il processo di trasferimento dei poteri legislativi alle Regioni in queste materie.
” Attraversiamo un momento storico dove è necessario unire il Paese e non dividerlo – commenta Mattia Rossi, presidente Legacoop Liguria -. In diversi settori abbiamo bisogno di una visione e una strategia a livello nazionale che permetta alle nostre imprese di essere competitive e garantire alle nostre comunità servizi e prestazioni efficienti”.
Legacoop a livello nazionale sottolinea come “con la legge sull’autonomia differenziata si rischi di produrre uno spezzettamento della potestà normativa che impedirà politiche unitarie nazionali in materie strategiche, quali il commercio con l’estero e i rapporti internazionali, l’energia e le infrastrutture, la previdenza complementare, la ricerca scientifica e tecnologica, il supporto all’innovazione per i settori produttivi, con gravi ripercussioni per i mercati di riferimento delle imprese. Senza trascurare le conseguenze di un inaccettabile frazionamento delle politiche in materia di cooperazione e degli istituti fondamentali del diritto cooperativo. In questo modo è a rischio la competitività dell’intero Paese, non del solo Mezzogiorno che, tra l’altro, rischia di vedere compromesso il buon risultato economico registrato negli ultimi mesi”.